"I custodi della neve" Dino Ticli
illustrazioni di Laura Proietti
VERBAVOLANT edizioni
Siamo nel diciassettesimo secolo in Sicilia. Una combriccola di briganti, chiamati Don Bartolo, Zuu Ciccio, Saro e Cola, un po' impacciati, si aggregano per scappare alle guardie, dirigendosi verso Catania. Durante la loro fuga, affamati e stanchi trovano, con grande sorpresa, un neonato abbandonato da dei teatranti. Anche se sono dei briganti, sono dei briganti con un cuore buono e decidono di prendere il bambino con loro «Nessuno di loro aggiunse altro, nella convinzione che io ero ormai sotto la loro responsabilità, il quinto di una sconclusionata combriccola»
Chiamano il trovatello Totò come il papà di Don Bartolo.
I cinque girovaghi riescono a stabilirsi in un casolare, ancora lontano da Catania. Lì iniziano a lavorare la terra di quel posto magnifico. Totò, sotto la custodia dei quattro, cresce sereno e spensierato, andando sempre alla ricerca di tesori nascosti. E in una delle sue esplorazioni riesce a trovare un antro sottoterra, che battezza "antro dei melograni". Una "tana" gigantesca e magnificamente affrescata e mosaicata, con opere d'arte che Totò ammira e rispetta (non racconta a nessuno della suo scoperta) «Scoprii di fronte a me una parete che mostrava un dipinto dai colori vivaci» «quando mi resi conto che il pavimento, benchè coperto di polvere, mostrava un altro splendido disegno, un mosaico» grazie a questi dipinti conosce la neve e un vulcano, che poi scoprirà essere l'Etna. Ma dovrà presto abbandonare quel suo rifugio segreto per fuggire, di nuovo, insieme ai suoi zii.
Questa volta riescono ad arrivare a Catania, proprio nel momento in cui l'Etna, il vulcano, è molto arrabbiato e minaccioso. Costretti a scappare, per l'ennesima volta, giungono alle porte di un luogo denominato Terra di Trezza. Qui fanno amicizia con Francesco Procopio Cutò , ragazzo di diciotto anni pescatore ma anche, insieme al nonno, aspirante inventore di una macchina per fare il gelato. Totò, affascinato da questa invenzione, aiuta Francesco nei vari esperimenti, nella speranza di riuscire a fare il gelato perfetto. Ma per fare ciò hanno bisogno di tantissima neve, che Totò riesce a trovare, grazie alla scoperta di una cavità sulle pendici dell'Etna, questa lo porterà ad un rifugio pienissimo di neve «"Neve!" Gridai, sentendo la mia voce rimbombare di parete in parete»
E fu così che i quattro briganti e Totò divennero "Custodi della neve" e commerciati di questa. Francesco, grazie all'aiuto dei suoi amici, riuscì a mettere a punto l'invenzione, realizzare il gelato perfetto e, addirittura, ricevere l'invito di diventare pasticcere alla corte di Luigi xıv.
Il racconto si conclude con una corrispondenza scritta tra Totò e Francesco, quest'ultimo oramai trasferitosi in Francia. Inoltre, una serie di approfondimenti dedicati a episodi realmente accaduti e posti realmente esistiti, rendono la storia ancora più affascinante.
Protagonista di questa storia, oltre i personaggi principali, è la Sicilia. Questa terra, come luogo di ambientazione, viene arricchita da vari accorgimenti usati dall'autore, come i termini dialettali siciliani o anche gli accenni ad alcuni alimenti tipici del luogo.
Totò, ragazzo caparbio e ammiratore delle belle cose, sente un richiamo forte proveniente dall'Etna. Il vulcano, possente e minaccioso e per molti distruttivo, si rivela per lui un amico e una ricchezza.
Quello che emerge, in questa storia, è come spesso la povertà unisce, ancor più della ricchezza. I poveri quattro briganti, nonostante il loro passato poco raccomandabile, riescono sempre a trovare esilio e aiuto da qualcuno. Riescono più volte a cavarsela reinventandosi un nuovo lavoro. "I custodi della neve" come titolo si presta benissimo al racconto della "nascita" del gelato.
www.verbavolantedizioni.it
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